Essere un buon cittadino

Continuiamo il nostro percorso, iniziato il mercoledì delle ceneri, che ogni venerdì di quaresima ci invita a fermarci per riflettere sul tema dell’accoglienza; un percorso che cerca di andare in profondità, ponendo domande sulle nostre scelte di fronte alla sfida dell’accoglienza e spingendoci ad interrogarci su come e perché una persona diventa “profugo”.
Oggi, di fronte al conflitto in corso ed alle sue drammatiche conseguenze, ci sentiamo spinti ad interrogarci sul senso della nostra Promessa e su cosa significa, in questo momento storico, essere un buon cittadino. Non possiamo dare una risposta semplice ad una domanda complessa, ma possiamo lasciarci provocare da uno dei nostri “maestri”, Don Lorenzo Milani, di cui vogliamo riproporre alcune significative parole:

“Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all’ingiustizia. Come ha libertà di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto. […] Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande «I care». È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. «Me ne importa, mi sta a cuore». È il contrario esatto del motto fascista «Me ne frego». […] Abbiamo dunque preso i nostri libri di storia (umili testi di scuola media, non monografie da specialisti) e siamo riandati cento anni di storia italiana in cerca d’una «guerra giusta». D’una guerra cioè che fosse in regola con l’articolo 11 della Costituzione. Non è colpa nostra se non l’abbiamo trovata. (Don L. Milani, Lettera ai Giudici).

A queste parole aggiungiamo quelle di BP, purtroppo molto attuali in tanti paesi del mondo. Leggendole, il nostro pensiero corre alle Aquile Randagie ed a tante sorelle e fratelli scout che anche oggi, in modi e contesti diversi, cercano di “fare del loro meglio per compiere il proprio dovere verso Dio e verso il proprio Paese”. “In un paese libero è facile, ed anche piuttosto comune, che uno si consideri buon cittadino solo perché osserva le leggi, fa il suo lavoro, ed esprime la sua scelta politica, nello sport ed in altre attività, lasciando che «gli altri» si preoccupino del benessere della nazione. Questo è un concetto passivo del civismo. Ma cittadini passivi non bastano per difendere nel mondo i principi della libertà, della giustizia, dell’onore. Per far questo occorre essere cittadini attivi. E non immaginatevi di avere dei diritti nel mondo oltre a quelli che vi conquisterete da voi. Avete diritto di essere creduto se ve lo guadagnate dicendo sempre la verità e avete diritto di andare in prigione se ve lo guadagnate rubando; ma ci sono tanti che vanno in giro proclamando i loro diritti senza aver mai fatto nulla per guadagnarseli. Non fate come loro. Non accampate alcun diritto senza aver fatto prima il vostro dovere. Lo Scautismo per i ragazzi, A. Salani, Firenze, 1947, pp.240-241